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2. La critica storica.

Dopo questi cenni sulla leggendaria figura di Leucio è interessante soffermarci sulla posizione critica di alcuni studiosi che hanno voluto collocare l'esistenza di Leucio nei primi tempi della Chiesa individuandolo come il primo Apostolo dei brindisini. Paolo Diacono nel suo De episcopis mettensibus, scritto negli ultimi decenni dell'ottavo secolo, nega che Leucio fosse venuto a Brindisi sotto Teodosio e proveniente da Alessandria d'Egitto, ma sostiene che sarebbe stato mandato da Pietro subito dopo il suo arrivo a Roma e, dunque, nei primi tempi dell'era cristiana. Difatti S. Pietro inviò, nelle principali città dell'Occidente, uomini buoni e sapienti per convertire le genti a Cristo e certamente Brindisi era allora una delle più notevoli località marittime e soprattutto un importante scalo di genti e di merci per l'Oriente, quindi, bisognosa e meritevole di una speciale attenzione e di una particolare evangelizzazione.

L'attribuzione dei natali di S. Leucio ad Alessandria d'Egitto sarebbe un puro errore di interpretazione nella lettura degli antichi codici in quanto all'indicazione della città di Alessandria seguiva un elenco di Santi e assai affrettatamente se ne desunsero i collegamenti con la terra di nascita.

Questa osservazione in fondo colloca il culto di S. Leucio in un'epoca ancora più antica e, conseguentemente, valorizza la religiosità e la devozione delle prime popolazioni cristianizzate.

Un'altra questione, posta nei riguardi della figura di S. Leucio, vorrebe stabilire se nella SuaVita fu un martire oppure un confessore.

Gregorio Magno propende a credere alla prevalente rilevanza del suo martirio come evidenze nella richiesta del 601 per l'invio di alcune reliquie del Santo Vescovo di Brindisi. Diversamente il Martirologio Geronimiano alla data dell'11 gennaio porta la commemorazione di Sancti Leucii confessoris ed in tal senso attesta anche la tradizione brindisina a cui è conforme il racconto degli Atti del Santo (4).

Ancora un rilievo è inevitabile in relazione alla sensibilità e all'attenzione di cui S. Leucio ha indiscutibilmente goduto: come si può spiegare l'erezione delle Sue Chiese fuori dalle mura che cingevano gli abitati e per di più senza clero? Il quesito è pungente e stringente se solo si pensi all'antichità del culto e all'impegno profuso nella ricerca delle reliquie e, quindi, alla necessità di assicurarne una prudente conservazione (5).

La formulazione di una spiegazione per la nostra terra ci induce a riflettere sulle situazioni esistenti nelle altre località. L'ubicazione all'esterno delle mura voleva certamente significare la provenienza di S. Leucio da un'altra terra, probabilmente lontana, e a Brindisi Leucio entrò attraverso la porta occidentale della città. La Sua originaria Chiesa pastorale fu edificata proprio in quella direzione da dove, appunto, egli proveniva. Il culto che ne è seguito, per numerose località, indusse ad erigere all'esterno delle mura le chiese principali intitolate a S. Leucio. Anche l'ubicazione ad occidente dell'abitato è una caratteristica comune a Brindisi, Trani, Caserta, Benevento, S. Salvatore Telesino, Roccadimezzo ed infine Villavallelonga. La nostra chiesa intitolata al Santo si trova ad ovest sulla sommità di un piccolo colle (m. 1.000) quasi fosse a presidio delle sorgenti d'acqua poste ai suoi piedi. Noi sappiamo quanta importanza ha oggi l'acqua per l'igiene, ma in passato assicurava certamente la sopravvivenza. Da più documenti locali risulta come nelle annate dì siccità la sola fonte che non perdesse l'alimentazione fosse la fonte vecchia di S. Leucio. L'utilizzo di quella sorgente era consentito anche agli abitanti e agli animali di Collelongo che in compenso doveva pagare, fin dal 1583, il pattuito corrispettivo annuale alla Villa, per atto notarile dello stesso anno.

Per Villavallelonga si tratta, dunque, di fedeltà alla tradizione brindisina e di tutela di un proprio diritto esistenziale.

(4) Garrubba Michele, Serie critica dei Sacri Pastori Baresi, Bari, 1844; e Lanzoni F., La prima introduzione del Cristianesimo nella Puglia, 1910;

(5) De Leo Annibale, Dell'origine del rito greco nella Chiesa di Brindisi, Brindisi, 1974, a cura di R. Jurlaro.

© Leucio Palozzi