5. Il culto millenario di Villavallelonga.
Gli abitanti di questa terra, dall'antichissima tradizione pastorale, ebbero nei loro pastori un efficace tramite per ricondurre al luogo natìo la tradizione religiosa del culto a S. Leucio. La devozione per il primo vescovo brindisino, indusse alla edificazione di un'apposita Chiesa da intitolare al Santo intorno all'anno mille.
Il documento fondamentale che ufficializza l'esistenza del tempio risale al 31 maggio 1188 e consiste in una Bolla pontificia che Clemente III inviò ad Eliano, Vescovo della Diocesi dei Marsi, che allora risiedeva nella cattedrale di S. Benedetto (8).
Il Papa scrisse al Vescovo trasmettendo un elenco di 117 centri abitati con le rispettive Chiese da ritenere di sicura appartenenza della S. Sede. La Bolla non è insolita perché, in quei tempi, erano numerose le dispute tra la S. Sede e i Monasteri per la gestione dei diritti e delle rendite rivendicati dalle rispettive istituzioni su numerose Chiese di incerta dipendenza.
L'attuale Vallelonga, che allora nella parte fucense doveva chiamarsi Valle Trasaccana, si trova descritta con ordine dall'Aceretta fino al Lago del Fucino:
Sancti Laurenti, in Angre;
Sancti Leuci, Sancti Nicolai, in Rocca (la futura Villavallelonga);
Sancti Angeli, Sanctae Mariac, in Collelungo;
Sancti Martini, in Valle Trasaccana;
Sancti Coesidi, in Transaque cum titulis suis.
Il Di Pietro sostiene che la Chiesa di S. Leucio in Rocca, non era altro di diverso dalla Chiesa di S. Leucio in Rocca di Acero, cioè del castello di quegli abitatiti che edificarono l'abitato poi denominato Villa Collelongo ed infine Villavallelonga.
Il tempio menzionato, fu donato dall'imperatore Corrado al Monastero di Farfa nell'anno 1027 e, successivamente, per merito del Vescovo dei Marsi Zaccaria, fu oggetto di permuta con la Chiesa di S. Nicola di Cappelle appartenente all'Abate di Casamari.
Con bolla di Onorio III del 16 febbraio 1221 la permuta fu annullata e per molti anni ancora durarono le dispute per la concessione dei diritti episcopali al Vescovo dei Marsi, come si ottenne con bolla impositiva di papa Gregorio IX nell'anno 1236.
Alcune fondamentali testimonianze sono contenute anche nel Chronicon e nel Regesto del Monastero di Farfa (Rieti) dove si riporta un Diploma del 998 con cui l'imperatore Ottone III confermava il Monastero nel possesso dei suoi beni e dei suoi privilegi in territorio Marsicano curtem Sancti Leucii in (loco qui vocatur) Transaquas.
Il diploma fu riconosciuto dal pontefice Leone IX nel 1051 in comitatu Marsicano curtem Sancti Leuci et cui-tem de Transaquas e fu riconfermato dall'imperatore Enrico V nel 1118 Sanctii Leucii et Sancte Marie in Transaquas, mentre da un Elenco di beni (Incipiunt res huic monasterio legaliter collate et iure antiquitus possesse, ante eius destructionem, quas postea perdidit iniquorum hominum sublatione) si rileva una più completa descrizione in comitato Marsicano filius Rainaldi comitis tenet curtem Transaquas per libellum cum suis pertinentiis, et curtem Sancti Leucii cum suis peertinentiis, infra civitatem et extra, et per villas et alia loca et servos cum subastantiis multis.
Naturalmente i detti documenti meritano un particolare studio di individuazione, ma se consideriamo che la Vallelonga in quei tempi era denominata Vallis transaquana, cioé la valle al di là delle acque (del lago di Fucino) di cui Trasacco era il centro più noto e, ancora, se rileviamo la distinzione dei luoghi tra curtem de Transaquas, curtem Sancti Leucii e Sancte Marie, si potrebbe stabilire che intorno all'anno mille per l'indicazione degli agglomerati e delle chiese della Vallelonga si facesse riferimento al luogo o territorio transaquano al di là delle acque (da Celano, infatti, era coniata la detta terminologia).
La considerazione posta non solo conferma nella Vallelonga la presenza di un culto per S. Leucìo già dai tempi precedenti il compiersi del primo millennio, ma, in comparazione con la Bolla pontificia di Clemente III del 1188, ne consente l'attribuzione agli abitanti che tra il finire dell'XI e l'inizio del XII secolo diedero vita alla Rocca, il nucleo originario dell'attuale Villavallelonga.
Nel tempo intercorrente tra i diversi documenti riferiti, dovette verificarsi il passaggio dei diritti dai monaci di Farfa al Vescovo dei Marsi, al quale ultimo furono più volte contestati da parte del Monastero di Montecassino che intorno al XII secolo si sostituì all'influenza dei monaci farfensi per le avvenute trasformazioni politico-territoriali che avevano ricompreso il nostro territorio dapprima con il Ducato di Spoleto (a nord) e poi con il Regno di Napoli (a sud).
In proposito sono documentate numerose dispute tra la S. Sede ed i monaci cassinesi per la titolarità dei diritti sulla chiesa di S. Maria di Collelongo, ed infine non è superfluo segnalare per la Marsica anche l'esistenza dell'ecclesia S. Leucii in territorio Marsicano, supra civitatem in Villa de Atrano e Sancti Leucii in Marano. Da ultimo è utile riferire l'uso dei monaci di quel tempo che erano soliti dichiarare la soggezione alla Sede Apostolica, ma reclamavano l'indipendenza nella nomina degli Abati e fino ad oggi è possibile un riscontro nei nostri parroci che hanno conservato nel tempo il titolo monacale dei primi Abati a memoria dell'antico potere e dell'estesa influenza.
(8) Di Pietro A., Agglomerazioni delle popolazioni attuali nella diocesi dei Marsi, 1869 e 1873, pag. 315; si veda anche per gli altri riferimenti, pag. 240, 252, 257.
© Leucio Palozzi