8. L'arrivo della reliquia.
La particolare attenzione che il popolo di Villavallelonga mostrò nei riguardi di S. Leucio non ebbe mai a far desistere la segreta ambizione di poter venerare, un giorno, nel luogo natìo, almeno una piccola reliquia dell'amato Protettore.
La plurisecolare ricerca, coltivata per quasi un millennio da un desiderio profondo e mai pago, si concluse, incredibilmente e felicemente, nell'anno del Signore 1778.
Alcuni pastori, locati di Puglia, tornarono dal Tavoliere e varcarono festanti la forca Trivella che dal Lago fucense immetteva nel territorio di Villa. Avevano con sé la preziosa reliquia di un osso del dito di Leucio e due documenti dell'archivio parrocchiale di Villa, rinvenuti da Padre Stefano Bianchi, attestano lo storico evento.
La prima testimonianza dell'8 ottobre 1778 contiene la donazione della Reliquia di S. Leucio da parte di Gaetano Maria Capicio, Arcivescovo di Trani.
I pastori di Villa che transumavano in Puglia (sul finire del XVIII sec. Villavallelonga contava 22 armentari o locati, da Silla A. in La pastorizia difesa, Napoli, 1783), per antica tradizione erano soliti fermarsi presso la cattedrale di Trani dove trascorrevano la notte con canti e festeggiamenti; il costume, consolidatosi nel tempo, indusse certamente il clero di Trani ad offrire un frammento delle venerate reliquie di S. Leucio come necessaria conseguenza dell'estensione del proprio culto anche al popolo di Villavallelonga (approvazione dell'Ufficio). Si segnò, così, una tappa importante nella storia del culto a S. Leucio Patrono degli abitanti di Villa.
Il secondo documento datato in Pescina il 10 dicembre 1778 da Mons. Francesco Vincenzo Lajezza, Vescovo dei Marsi, contiene l'autentica del prezioso dono custodito in teca d'argento di forma ovale e protetta anteriormente da un cristallo (pare si tratti di una falange del dito mignolo).
Una iscrizione in pietra, posta sulla facciata della Chiesa di S. Leucio, testimonia: A.D. 1778 DE IURE PATRONATUS. LAICORUM VEL FUNDATORUM UNIVERSITATIS VILLAVALLIS (LONGAE), forse l'iscrizione è mutila. Tuttavia l'indicazione del patronato laico è di tutta evidenza e l'attribuzione della funzione istitutiva dell'Università (Comune) di Villavallelonga è di grande importanza.
L'arrivo della reliquia legittimò anche la risoluzione popolare del 3 maggio 1779, dove si stabilirono turni di lavoro per i capofamiglia in rnodo da ultimare e decorare la Chiesa del Protettore, e la deliberazione popolare del 1 giugno 1806 con la quale si stabilì il pagamento di una congrua annuale all'Abate per le celebrazioni nella ristabilita Chiesa di S. Leucio (13).
Le pareti interne e la volta furono abbellite con splendide pitture murali raffiguranti i Sette Sacramenti e non mancò la curiosa raffigurazione di una mucca, addobbata e prosperosa, che si volle ritrarre propio accanto alla porta degli uomini.
L'antica devozione per S. Leucio aveva indotto gli abitanti di Villa ad arricchire il cosiddetto Capitolo di S. Leucio con numerosi terreni e beni che i cittadini donavano al Capitolo in modo da consentire un decoroso esercizio del culto a Lui riservato.
Il Comune amministrò le rendite del Capitolo di S. Leucio fino al 7 aprile 1823 quando una delibera assegnò il Capitolo direttamente all'Abate e ai due Canonicati della parrocchiale in sostituzione della congrua che annualmente si pagava e ciò evidentemente in applicazione del Concordato che venne stipulato tra il Re delle Due Sicilie e la S. Sede.
La presenza della reliquia nel tempio di S. Leucio oltre a motivare i lavori di restauro, indusse ad assicurare alla Chiesa anche un eremita che fu individuato nella persona di Gizzi Rocco fino al 1797 e poi si provvide all'assegnazione di un sacerdote canonico della parrocchiale conferendosi l'incarico a Don Giuseppe Mastrella in applicazione della delibera decurionale del 23 marzo 1823.
(13) Archivio Comutie Villavaltelonga. Fondo antico, busta 95, fascicolo 150
© Leucio Palozzi